VORREI UN FIGLIO NELLA MIA VITA MA NON ADESSO…

ORA C’E’ UN MODO PER SALVARE LA FERTILITA’ PER IL FUTURO

Quante donne si trovano costrette a rinunciare o a posticipare la ricerca di una gravidanza perché non si trovano nelle condizioni di non poterlo o non volerlo fare?

L’età ideale per cercare una gravidanza è fra i 20 e i 35 aa.

Questa è la fascia di età in cui la fertilità è massima e la gravidanza ed il parto, se non ci sono problemi di salute, solitamente si svolgono senza complicazioni.

Mentre la difficoltà a concepire comincia a manifestarsi già 10-15 aa prima della menopausa

Ci sono donne però che non possono permettersi di fare un figlio prima:

  • Donne giovani impegnate ancora nello studio o nella ricerca della stabilità economica o lavorativa

  • Donne che non hanno ancora un partner con cui condividere un progetto di famiglia

  • Donne con endometriosi (che si stima essere presente nel 10-15% della popolazione femminile in età riproduttiva), patologia ginecologica progressiva che può portare ad una graduale distruzione del tessuto ovarico sano

  • Donne che devono sottoporsi a chemioterapia o a radioterapia

  • Donne che devono essere sottoposte ad interventi di parziale o totale asportazione delle ovaie

  • Donne con familiarità per menopausa precoce o con valori ormonali di riserva ovarica ridotta precocemente

Si può “mettere da parte” la propria fertilità quando è ancora al massimo per utilizzarla più avanti nel tempo quando la pianificazione di una gravidanza diventerà possibile?

Si. La Legge lo permette e la scienza la realizza

COME

congelando una parte dei propri ovociti mediante una terapia della durata di circa 15 giorni.

In questo periodo di tempo si eseguono iniezioni sottocutanee giornaliere di gonadotropine ,le stesse sostanze che in natura stimolano la produzione di 1 ovocita per ciclo, ma a dosaggio più alto per ottenere possibilmente 10-15 ovociti.

Durante i 10-15 gg del periodo di stimolazione si effettuano circa 3 ecografie a settimana per valutare il momento giusto per aspirare gli ovociti dalle ovaie.

L’aspirazione avviene in anestesia generale mediante una ecografia operativa.

Subito dopo il prelievo gli ovociti vengono analizzati in laboratorio e quelli ritenuti validi vengono immediatamente congelati.

Il tutto si risolve in una mattinata di ricovero in day hospital.

gli ovociti potranno poi rimanere congelati per un periodo indefinito di tempo ed essere scongelati quando si desiderà fertilizzarli con gli spermatozoi del partner maschile

una volta ottenuto un embrione questo verrà trasferito in utero a pochi giorni di sviluppo dopo la fertilizzazione.

il trasferimento, definito embriotransfer, è un procedimento ambulatoriale semplice ed indolore che non richiede anestesia.

nei 10-15 gg precdenti l’embriotransfer la donna dovrà assumere degli estrogeni, per bocca o per via transdermica, per preparare l’utero ad accogliere l’embrione come in un ciclo naturale

PERCENTUALI DI GRAVIDANZA DA OVOCITI CONGELATI

la possibilità di ottenere una gravidanza ed un bimbo nato, dipendono non solo dalla presenza dell’ovocita ma da molti altri fattori quali ad esempio, la qualità del seminale che verrà utilizzato, lo stato di salute generale della donna, la recettività dell’utero e, fattore importante, dall’età in cui sono stati congelati gli ovociti

. Si stima che la crioconservazione di un numero di ovociti pari a 15, se effettuata prima del compimento del 35esimo anno di età, possa sostenere una possibilità di successo dopo fecondazione in vitro pari al 60%; dopo i 35 anni tale possibilità si riduce al 38% circa. A tale scopo, qualora il tempo a disposizione lo consentisse, si può programmare una seconda stimolazione ovarica per aumentare il pool di ovociti disponibili ( (Ubaldi et al., 2016, Tsampras et al., 2017)

Uno studio, pubblicato su Fertility and Sterility basato su 15 anni di risultati di scongelamento di ovociti congelati è emerso che il 70% delle donne che hanno congelato gli ovuli quando avevano meno di 38 anni, e hanno scongelato almeno 20 ovuli in un secondo momento, hanno avuto un bambino.

RISCHI

l’uso dei farmaci per la stimolazione ovarica espone la donna al rischio di insorgenza della sindrome di iperstimolazione ovarica severa (OHSS) con una incidenza variabile tra lo 0,5% al 5% (Delvigne et al., 2002).

Queste percentuali però si abbassano notevolmente se non si procede al trasferimento dell’embrione, come nel caso del solo congelamento degli ovociti.

La condizione di iperestrogenismo indotta dalla stimolazione ovarica ormonale .può, in pazienti geneticamente predisposte per trombofilia, aumentare il rischio di patologia trombotica. I dati della letteratura indicano che dopo una procedura di prelievo di ovociti c’è un basso rischio di problematiche strettamente connesse all’anestesia (circa 0,04%) e di complicanze per la paziente legate alla procedura chirurgica (circa 0,5%). Tra le complicanze possiamo distinguere emoperitoneo (0.23%), dolore pelvico (0.06%), sanguinamento vaginale (0,01%), lesione vescicale (0,01%), complicanze infettive (0,04%), complicanze dell’anestesia (intorno 0,06%)

Per quanto riguarda poi le donne che scelgono la crioconservazione degli ovociti per patologie tumorali, non esiste a tuttora, dopo oltre 40 anni dell’uso routinario dei farmaci utilizzati per l’induzione dell’ovulazione, l’evidenza che questi possano aumentare il rischio di tumori femminili invasivi (come ad esempio tumore del corpo uterino, cancro al seno o carcinoma mammario invasivo) rispetto alla popolazione generale (Williams et al., 2018). La stimolazione ormonale non sembra avere nemmeno effetti negativi sul decorso della malattia tumorale o sull’insorgenza di eventuali recidive.

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