MA LA TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA IN MENOPAUSA FA MALE?

Basiamoci sui dati:La mortalità, per qualsiasi causa, nelle donne che fanno terapia ormonale sostitutiva è più bassa dell’39 % rispetto alle donne in menopausa che non la fanno.

Strano? No, perché gli ormoni femminili sono gli ormoni della buona salute delle donne, non servono solo ad avere gravidanze.

Ed è proprio perché permettono la gravidanza che la loro azione si estende a tutto l’organismo femminile:

come si farebbe a gestire per 9 mesi la crescita di un nuovo organismo se non fossimo in grado di nutrirlo, sostenerlo, partorirlo ed accudirlo dopo la nascita ?

Ci serve quindi un organismo forte, con un cuore e una circolazione del sangue sani ed efficienti, uno scheletro robusto, una pelle elastica, un metabolismo che funzioni perfettamente, una muscolatura tonica, una mente lucida e pronta.

Con la menopausa le ovaie esauriscono gli ovociti dunque la capacità di riprodursi, ma con la fine dell’attività ovarica cessa anche la produzione di questi preziosi ormoni.

E’ come se una pianta che ha esaurito la produzione di frutti non venisse più nutrita con acqua e concime: patisce, può essere attaccata da malattie,avvizzisce.

Nel nostro caso aumenta di molto il rischio di malattie cardiovascolari come l’ipertensione e l’infarto, la riduzione della massa ossea con aumento di fratture o cedimenti vertebrali, il metabolismo rallenta con stanchezza e aumento di peso, il metabolismo degli zuccheri peggiora con rischio di diabete, i tessuti diventano meno elastici e tonici, i rapporti diventano dolorosi per l’atrofia della vagina, la mente meno pronta, il sonno disturbato.

E questi sono solo alcuni svantaggi.

In generale l’organismo va in sofferenza con uno stato cosiddetto di “infiammazione cronica di basso grado”: una specie di fuoco sotto la cenere pronto a divampare per effetto di qualsiasi patologia.

Non siamo più ai tempi in cui si moriva prima o poco dopo la menopausa, se non addirittura di parto, ora viviamo circa metà della nostra vita in menopausa: perché viverla male?